Girl alone

Succede a tutte

A 8 anni un compagno di scuola mi ha tenuto ferma contro il muro per baciarmi a forza. Ha detto che facevo meglio a non dirlo a nessuno: visto che io ero brutta e lui bello, nessuno mi avrebbe creduto. Era effettivamente un bel bambino, ma comunque non volevo dargli un bacio e ancora oggi, se ci penso, provo un certo disagio e sono felice di averlo perso di vista.

In quinta elementare, andando a scuola da sola, mi sono accorta che un signore mi ha seguito per una lunga tratta e ho avuto paura. Nei giorni successivi mio padre ha camminato metri dietro di me, per controllare e farmi passare la paura.

A 12 anni, mentre tornavo a casa da scuola con la cartella, un passante si è slacciato i pantaloni per mostrarmi i suoi genitali.

A 13 anni, mentre tornavo dall’oratorio, un’auto ha accostato per chiedermi dove fosse il supermercato, mentre rispondevo mi sono accorta che l’autista si stava masturbando.

In prima superiore un’auto mi ha seguito per tutto il tratto da scuola a casa chiedendomi se volessi salire a bordo visto che ero una “bella troietta”.

Nel quartiere, spesso un uomo si masturbava nella sua auto parcheggiata guardando le passanti. Io e le mie amiche abbiamo vissuto la stessa esperienza di paura e disagio, passandogli accanto durante gli anni del liceo.

Per tutto l’inverno della quarta superiore, un signore mi aspettava all’angolo ogni mattina e camminava in silenzio dietro di me fino a scuola. Su suggerimento di un poliziotto un giorno gli ho chiesto chi fosse e cosa volesse, per avere informazioni e, se mai, denunciarlo. Mi ha risposto che era “lo zio Bruno” e mi ha invitato a passare a trovarlo a casa sua.
Mattia, un mio compagno di classe, da quel giorno mi ha fatto da scorta fino alla fine dell’anno scolastico.

Anni dopo ho saputo per caso che un’altra ragazzina del quartiere era stata invitata a casa dello “zio Bruno” per “conoscere il suo pappagallo”.

Andando in università, a 20 o 21 anni, sulle scale mobili della metropolitana, un uomo ha eiaculato sul mio cappotto.

Sempre in quel periodo un ragazzo mi ha fermato per chiedermi degli spicci, che non avevo. Mi ha urlato che ero una “puttana di merda”.

A 24 anni, tornando da una cena, sono stata aggredita da un uomo che mi diceva “vieni qui amore mio”. Non è successo niente perché l’autista di un autobus che passava è sceso a intervenire. Sono scappata e non l’ho mai potuto ringraziare.
Per almeno un anno sono stata al telefono con il mio amico Alessandro ogni volta che rientravo (a qualsiasi ora), dal parcheggio alla porta di casa. Gliene sarò sempre grata.

A 26, tornando da una serata, un altro uomo mi ha fermato nella tratta tra la macchina e il cancello di casa e questa volta è stato provvidenziale l’intervento della transessuale che si prostituiva all’angolo e che poi, per anni, mi ha aspettato quando uscivo la sera, tenendomi anche un posto per la macchina vicino casa.

A 29 anni a un colloquio un tizio mi ha chiesto “Non è che poi ti fai ingravidare tempo zero e rimaniamo fregati, eh?”. Era un lavoro di merda e non avrei accettato comunque, ma tant’è.

A 31, un fornitore ultra 60enne a cui davo del lei si è avvicinato mentre facevo una fotocopia per chiedermi se volevo “un massaggino alle spalle”, visto che ero “davvero brava”.

Qualche anno fa, durante una riunione un collega mi ha chiesto di fare una giravolta su me stessa per mostrare a tutti gli altri quanto fossi carina con quel vestito.

Un altro collega, pochi mesi prima mi aveva detto che osservando il mio “culo” mentre camminavo si era fatto un’idea di come avessi fatto carriera.

L’estate scorsa un tizio ha cercato di buttarmi fuori strada gridandomi dal finestrino “troiaaaaa” perché poco prima lo avevo superato.

Potrei raccontarne altri… Non ho il conto dei “ciao bella” sussurrati all’orecchio sui mezzi pubblici affollati, degli uomini che mi fissavano con insistenza, dei baci mandati a distanza da uomini adulti mai visti prima, dei commenti ricevuti per strada da sconosciuti e quelli rivolti altre donne attorno a me sin da quando ero ragazzina.

non sono né brutta e né bella. Viaggio da sola, esco la sera, guido, vado a correre, a ballare, prendo i mezzi pubblici… la mia vita è in qualche modo rimasta normale, ma per tutti questi episodi pago un prezzo. 

Quando torno a casa la sera, prima di scendere dalla macchina preparo le chiavi, tengo il telefono sbloccato e controllo che non ci siano persone sospette nella via, perché non sono mai davvero tranquilla. 

Se esco di casa, a qualsiasi ora, mi accerto sempre di avere il telefono carico, per le emergenze.

Sui mezzi publici cerco di stare in disparte o vicino alle porte da ben prima del Covid-19. 

Se cammino da sola sono sempre all’erta e, se c’è un uomo dietro di me, cambio marciapiede per sicurezza. 

Se so che devo fare dei lunghi tratti da sola metto scarpe comode, nell’eventualità in cui debba correre.

Se un uomo mi chiede un’informazione per strada rispondo sempre gentilmente, ma prima controllo rapidamente con lo sguardo la situazione e faccio qualche passo indietro per darmi una via di fuga.

Se ricevo una consegna e sono sola, non faccio mai salire il corriere fino alla porta di casa.

Se per qualsiasi motivo devo incontrare un uomo che non conosco bene, faccio in modo che sia in un luogo pubblico.

Vivo a Milano, una grande città. Non abito in una zona malfamata, ma nemmeno in pieno centro… qualche pericolo purtroppo va messo in conto. Ma è la stessa città, lo stesso quartiere in cui è cresciuto indenne mio fratello, che non sente di dover adottare nessuna delle mie mille precauzioni.

Diciamo che sono stata sfortunata. Ma sono state sfortunate quasi tutte le mie amiche, anche quelle che vivono in provincia, in paesi più piccoli.

Se chiedete a qualsiasi donna di raccontarvi qualche episodio di molestia probabilmente all’inizio risponderà che non ha niente da dire, ma se la incalzate qualcosa da raccontare, purtroppo, c’è di sicuro. 

Siamo talmente abituate a considerare “normali” alcuni avvenimenti, da non darvi più peso, non ritenerli nemmeno meritevoli di essere raccontati. 

Eppure queste cose sono la routine delle vostre madri, sorelle, fidanzate, figlie, colleghe, amiche.

E no, non ci fa piacere il complimento da playboy perché, date le nostre esperienze, siamo più preoccupate di dove volete andare a parare che dell’apprezzamento da fiera del bestiame.

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