L’occasione persa di Propaganda Live

Lo scorso venerdì la giornalista Rula Jebreal, invitata a “Propaganda Live” per parlare di questione israelo palestinese, ha scelto di dare forfait perché la rappresentanza femminile in trasmissione era marginale.

Sette ospiti…solo una donna. Come mai? Con rammarico devo declinare l’invito, come scelta professionale non partecipo a nessun evento che non implementa la parità e l’inclusione.

Rula Jebreal

Una scelta di coerenza, dunque.

Nel suo discorso di apertura, Zoro ha annunciato l’assenza della Jebreal inanellando una serie di autogol e di stereotipi sulla questione femminile. Peccato, un’occasione persa per fare la differenza davvero e supportare la parità di genere.

“Propaganda Live” implementa la parità di genere? 

No, purtroppo. La presenza femminile non è totalmente assente, è meno stereotipata che altrove, ma di fatto tutte le posizioni di rilievo sono occupate da uomini: Salerno, Zoro, Makkox, Damilano… tutti uomini. Le donne sono opinioniste marginali, a cui è dedicato lo spazio di pochi minuti per un commento finale e raramente ci sono ospiti donna. Questo è un fatto.

Alla presa di posizione della Jebreal, Diego Bianchi in arte Zoro, ha scelto di rispondere con un’autodifesa reazionaria, sottolineando che non si sono posti il problema della rappresentanza femminile, perché non scelgono gli ospiti sulla base del genere, ma della competenza. Ahia.

Quindi la presenza femminile sarebbe marginale non perché la redazione non fa nulla per sradicare la diffusa abitudine di iper-rappresentanza maschile, ma per perché non esisterebbero donne abbastanza competenti sui temi che la trasmissione tratta.

Ha poi aggiunto che sono tutti “vecchi amici” giustificando così il fatto che il programma avrebbe poche donne perché il team è composto da un network datato e affiatato, ignorando che questo è esattamente il problema alla base della sotto rappresentanza femminile, è QUESTO il Glass Ceiling di cui tutti i rapporti sulla parità parlano.

Quello della competenza è un fantoccio retorico: le donne competenti esistono, ma hanno da sempre un problema di visibilità. In un mondo presidiato da uomini in posizioni apicali, che selezionano sempre e solo altri uomini, “vecchi amici”… la competenza femminile sparisce. Sembra inesistente. 

La Jebreal ha puntato il faro su un problema reale, che tocca evidentemente anche Propaganda Live. Forse in modo meno smaccato o stereotipato rispetto ad altri programmi, ma questo non assolve Zoro & Co. È una bella trasmissione sotto molti punti di vista ma, persino in questo contesto, le donne non hanno pari spazio degli uomini.

Per l’affondo finale, Zoro ha poi voluto aggiungere che la trasmissione ha vinto il Diversity Award per la capacità di rappresentare le minoranze. Propaganda Live rappresenta probabilmente più di qualsiasi altra trasmissione le minoranze e questo è ammirevole… ma le donne non sono una minoranza. Il fatto che siano considerate “una tra le minoranze” è proprio conseguenza della sotto rappresentanza sistematica, frutto del considerare base di partenza – normalità – la presenza (e la competenza) maschile ed eccezione alla regola, quella femminile.

Un’ammissione di sotto rappresentanza, esprimere la volontà di migliorare, avrebbe consentito a Propaganda Live di fare la differenza, di dimostrarsi davvero una trasmissione diversa e spegnere qualsiasi polemica. E invece si è scelto di barricarsi nella convinzione che non ci si debba mettere in discussione: i problemi sono altrove, non mi riguardano, noi siamo i “giusti”.

Zoro dovrebbe dar retta a De André, che La Canzone del Maggio ricorda: “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”.

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