Non di solo empowerment vive la donna

Il tema delle pari opportunità, il femminismo in generale, sta diventando Pop. Tuttə ne parlano: programmi televisivi, influencer, aziende, forum… e un giorno sì e l’altro pure, nasce una nuova polemica su cosa sia e cosa non sia sessita. Eppure, all’atto pratico, quando si tratta di diritti e di dati oggettivi, non stiamo facendo passi avanti. Anzi, la tendenza sembra essere quella del gambero.

Certo, grazie a questa esposizione, tra le nuove generazioni si sta formando un movimento di opinione più solido: sempre più persone prendono coscienza delle problematiche, dei diritti da difendere, dei numeri della discriminazione, e la politica è finalmente costretta a mettere la questione femminile in agenda. Con grande sollievo le donne si scoprono via via meno sole nell’affrontare le difficoltà, nel dare un nome alle limitazioni e umiliazioni che vivono.

Il peggiore degli svantaggi è però la semplificazione: la banalità come prezzo per la popolarità.

Con sempre maggior frequenza nascono eventi online, post social e format che appiattiscono la questione delle pari opportunità sovrapponendola al tema dell’empowerment: “Donna, se vuoi puoi arrivare ovunque!”.

Questo messaggio può essere un’arma pericolosa se non viene accompagnato da un’analisi del quadro sociale ed economico, se si limita a una sorta di “Girl Power” fine a se stesso, in grafica accattivante da t-shirt. Non solo è vuoto, ma anche pericoloso.

Siamo tuttə ovviamente favorevoli a qualsiasi conquista femminile, alla consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni ma, se all’incoraggiamento alle donne non si accompagna qualcosa di più profondo, il rischio è che la questione venga liquidata lasciando la responsabilità di risolverla alle donne. E questo “dipende tutto da noi”, molto semplicemente, è falso.

La parità e l’emancipazione femminile, in generale, non dipendono dalla sufficiente forza di volontà delle donne.

Non è vero che studiando fino alle lacrime, facendo sacrifici col sorriso le donne arrivano dove vogliono. Non è vero che basta crederci. Rafforzare questa retorica è profondamente sbagliato.

Deresponsabilizza gli uomini, la società, la politica, il mondo del lavoro, della scuola… carica sulle spalle delle donne l’ennesima beffa: se non ci riesci, se sei discriminata, è perché in fondo TU non ti impegni abbastanza.

E invece le limitazioni sono reali, barriere che nessuna donna potrà mai abbattere da sola. Servono correttivi, la politica deve pensare soluzioni, imporre un cambiamento sistemico, la cultura deve collaborare e, certo, le donne, devono parallelamente proseguire un percorso di consapevolezza. Ma senza inclusione reale, senza uno sforzo attivo da parte di aziende, politica e società, le donne sono spacciate.

Per questo è preoccupante la deriva pop, la comparsa di eventi, canali e portabandiera impreparatə sui temi, che trasformano il femminismo in un prodotto, un’occasione di self promotion, in uno slogan per il proprio profilo LinkedIn.

In molti casi e sempre con maggior frequenza, sul carro del femminismo salgono persone cariche di luoghi comuni, inconsapevoli.

L’empowerment è uno degli ingredienti, ma non la soluzione al problema.

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