Per far avvicinare un animale vi sarà sicuramente capitato di emettere una specie di fischio: “Fiuuuu, micio…”. In assenza di una lingua comune è un modo più o meno diffuso di provare ad attirare l’attenzione di un gatto, cane, ecc. Quello stesso fischio viene rivolto ogni giorno alle donne, da parte di uomini sconosciuti.
Si chiama catcalling, proprio in riferimento al verso che si fa per chiamare il gatto, ed è a tutti gli effetti una molestia. Dato che non implica contatto fisico da sempre viene sottovalutata e le donne sono tristemente abituate a subirla. Alcuni uomini le considerano persino forme di corteggiamento, credono forse che chi le riceve ne sia lusingata, ignorando che invece trasmettono timore per la propria incolumità fisica, qualora il “corteggiatore” decidesse di diventare più insistente.
È una molestia perché manca l’elemento del consenso: non c’è invito, reciprocità, c’è solo un uomo che si sente autorizzato a commentare l’aspetto di una donna. Al fischio spesso si aggiungono volgarità o dettagli su ciò che ha trovato di suo gradimento e spesso, se la reazione femminile non è quella desiderata, arrivano in aggiunta insulti e parolacce.
Chi ha il coraggio di ribattere?
Rabbia, disagio, impotenza e paura convincono le donne che subiscono questi approcci a tirare dritto e far finta di niente. Certamente qualcuna, con ingenuità, legge in questi apprezzamenti una conferma della propria avvenenza, ma basta proiettare la situazione in un contesto più estremo per capire quanto siano fuori luogo: se lo stesso commento o fischio, arrivasse di sera in una strada isolata non sarebbe difficile capire quanto possa spaventare.
Hollaback!, un gruppo che da anni lavora per fermare le moleste, insieme alla Cornell University di New York ha condotto uno studio sul catcalling coinvolgendo oltre 16.600 donne in 22 paesi.
L’81,5% ha subìto molestie da strada prima dei 17 anni e l’impatto emotivo descritto dalle intervistate è unanime: rabbia, umiliazione, frustrazione. In questa indagine l’Italia ha un triste primato: registriamo la più alta percentuale di donne (88%) che, per evitare il catcalling, dichiarano avere modificato il percorso da fare per tornare a casa.
L’indagine evidenzia quanto un fenomeno da alcuni considerato folcloristico, costituisca di fatto una limitazione della libertà.
La Francia si è mossa per arginare il problema e, con un provvedimento emanato dalla ministra per le Pari opportunità Marlène Schiappa, ha resto il catcalling un reato, punibile con multe che vanno dai 90 ai 1.500 euro.
L’attivista Sophie Sandberg ha promosso un’iniziativa di sensibilizzazione, scrivendo con i gessetti colorati per le strade di New York, le frasi oscene ricevute alle donne. Le fotografie sono state poi raccolte su Instagram con l’hashtag #StopStreetHarassment. In Italia si è diffusa un’iniziativa parallela in tante città: gli insulti ricevuti sono raccolti con l’hashtag “CatCallsOf…” seguito dalla sigla della città (per esempio CatCallsOfMi per Milano).
L’impatto visivo è forte: i gessetti colorati rimandano a un immaginario legato all’infanzia e ai giochi dei bambini, mentre quello che si legge è volgare, aggressivo e violento. Una bella rappresentazione dello shock che vivono le ragazzine al primo contatto con il catcalling.