Negli Stati Uniti ogni 92 secondi una donna viene violentata, 1 ragazza su 6 subisce violenza sessuale nel corso della propria vita.
In Italia il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale, nella maggior parte dei casi perpetrata da un membro della famiglia, un partner o ex partner o da persone che considerano amiche.
Ogni volta che un episodio balza alla cronaca, sembra un caso eccezionale e invece le vittime sono tante, ogni anno potrebbero riempire un palazzetto dello sport. Non sono, quindi, casi eccezionali, non è l’azione di un folle isolato.
Se consideriamo le statistiche mondiali per una donna tra i 15 e i 44 anni è più probabile morire per violenza maschile che sommando guerra, cancro, malaria e incidenti d’auto.
Per questo le donne, in Italia come in Mali, sono consapevoli di essere in pericolo in ogni momento e si sono abituate a inserire nella propria routine delle azioni preventive: preparare le chiavi di casa prima di scendere dall’auto, cambiare marciapiede, scegliere posti sicuri sui mezzi pubblici, e così via.
Negli Stati Uniti è addirittura la polizia a proporre corsi di autodifesa femminile gratuiti, ma nessuno investe per insegnare ai maschi a non essere predatori. La maggior parte degli uomini non ha nemmeno idea di cosa significhi per una donna, quotidianamente, preservarsi dalla violenza. Eppure sono figli, padri, fratelli ed è importante che sappiano cosa accade alle loro madri, figlie o sorelle.
È importante che gli uomini sappiano che, quando rientrando a casa la sera e si ritrovano a camminare alle spalle di una donna, questa probabilmente prova paura e dovrebbero quindi rallentare il passo, cambiare marciapiede o offrirle della rassicurante distanza fisica.
Ed è soprattutto importante che madri e padri educhino i propri figli non solo al rispetto verso le donne ma a una nuova idea di mascolinità, perché lo stereotipo dell’uomo forte che reprime i sentimenti e della donna fragile, buona e bella è la base del problema.
È quindi giusto insegnare alle proprie figlie a essere prudenti, ma ancor di più serve incoraggiarle a far valere i proprio no e insegnare ai propri figli a non essere aggressivi.
Se non faresti lo stesso commento rivolto a un uomo, allora qualcosa non va in ciò che stai per dire.
È importante che gli uomini smettano di accettare come goliardiche le battute sessiste, che sviliscono le donne, anche se si è con gli amici di sempre e chi la fa è un bravo ragazzo. Non fanno ridere, radicano solo il retro pensiero che le donne siano in qualche modo inferiori.
Se l’indignazione per queste battute non parte dagli uomini le donne non hanno speranza di debellare questa mentalità, perché qualsiasi donna si opponga a una battuta triviale riceverà solo una dose extra di sessismo: quella rompipalle.
Le donne sono fisicamente più deboli, nella maggior parte dei casi. Questo è un dato di fatto ma la differenza fisica tra i generi non qualifica il valore delle persone. Gli uomini non sono migliori perché muscolarmente più potenti e le donne non sono inferiori perché meno prestanti.
C’è una campagna, che si chiama #HeForShe che invita gli uomini di tutto il mondo a riflettere su questi temi, a prenderne coscienza e a diventare testimonial di un cambiamento culturale, perché le violenze domestiche diminuiscono nei contesti in cui c’è sensibilizzazione.
Non è una soluzione ma un punto di partenza: gli uomini devono capire, collaborare e supportare il cambiamento.
I movimenti femministi o di liberazione delle donne sono spesso rappresentati come movimenti contro gli uomini, che per questo sono spesso ostili, diffidenti o sulla difensiva. Nel migliore dei casi pensano che la cosa non li riguardi che le donne occidentali esagerino… ormai c’è parità, dai. Ma questa è un’ingenua sciocchezza e bastano pochi numeri per dimostrarlo.
Non vi invidio per niente.
Purtroppo è un istinto naturale che l’essere umano si porta dietro fin dalla preistoria, anzi fin da quando era ancora una scimmia.
Vi vedo, voi donne, che quando camminate da sole dovete fare lo sguardo da dure, fredde, non guardare negli occhi gli uomini, soprattutto se state passando lungo una strada dove c’è un gruppetto di uomini dall’aspetto poco raccomandabile e dagli atteggiamenti un po’ eccessivamente da euforici galletti. E magari vi guardano poi parlano fra loro in una lingua incomprensibile a voi, scolandosi l’ennesima lattina di birra del lidl.
In quel caso, passo lungo e ben disteso, sguardo dritto fisso. E via! Nascondendo che ,dentro, il disagio si sta trasformando in paura.
A me farebbe troppo incazzare il non poter esser libero di andare DA SOLO dove mi pare, non poter essere libero di farmi un giro al parco standomene tranquillo a farmi beatamente fatti miei!
E’ una gravissima privazione della libertà!
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È gravissimo sì e molti uomini non ne sono consapevoli, per questo la campagna vuole coinvolgere gli uomini come parte attiva di una società meno violenta. Sul fatto che sia un istinto ho delle riserve, non siamo più nella preistoria e l’educazione fa moltissimo. Il punto è che spesso c’è una sorta di benevolenza verso chi ha comportamenti sessisti (tipo “eh sono ragazzi”, “il maschio è maschio…”) e invece sarebbe utile che tutti, uomini in primis, iniziassero a non accettare più come goliardiche le battute sessiste, i commenti triviali alle donne che passano… la cultura la fanno i singoli, poco a poco.
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