Cinquant’anni dopo il “piccolo passo per l’uomo, un grande salto per l’umanità” per la NASA è iniziata l’era delle donne. Nel 1969 gli eroi erano Neil Armstrong e Buzz Aldrin e non era immaginabile che al loro posto ci fosse una donna e di fatto, fino ad oggi, la NASA è stata un regno al maschile.
Ma il 2019 è stato l’anno delle astronaute, un nuovo inizio.
Tutto è cominciato a marzo, quando Christina Koch ha fatto il suo primo viaggio in orbita. Non è stata certo la prima, noi italiane abbiamo tutte tifato per la Cristoforetti nel 2014, ma La Koch aveva una missione particolare: doveva condurre la prima camminata nello spazio tutta al femminile, insieme alla collega Anne McClain.
È successo poi qualcosa di incredibile, ai limiti del ridicolo: si sono accorti che non esistevano tute spaziali della loro taglia e la passeggiata è state cancellata.
Negli Stati Uniti è esploso il dibattito sulla necessità di un programma spaziale inclusivo e la NASA è corsa ai ripari, ha realizzato le tute e, a ottobre, la passeggiata spaziale è avvenuta.
Jessica Meir ha accompagnato in missione Christine Koch, che ha superato il record femminile di permanenza nello spazio tornando a terra dopo 328 giorni sulla stazione spaziale internazionale (altro che quarantena).
A un mese dall’atterraggio di Christine, la NASA ha inoltre annunciato la sua nuova Classe di allievi.
Fin dalla sua istituzione, la NASA ha formato 350 astronauti, di cui solo il 16% donne, solo una parte delle quali è effettivamente volata nello spazio. Ma la classe annunciata pochi giorni fa è quella la più alta presenza femminile dal 1978.
La NASA ha poi annunciato che la prossima missione lunare, nel 2024, sarà compiuta da una donna.
La rivista Marie Claire, nella versione internazionale, ha seguito la missione e ha realizzato, insieme a Christine e Jessica, un video racconto.
Le astronaute descrivono la loro giornata tipo, dalla manutenzione della stazione spaziale alla gestione dei pasti, come lavano in capelli in assenza di gravità, gli esperimenti che conducono in orbita…
Quando ero in terza elementare ho detto in classe di voler fare l’astronauta. La maestra aveva chiesto a tutti di raccontare cosa sognassimo di fare da grandi e Fabio, un mio compagno, disse che dovevo cambiare risposta, perché l’astronauta era un lavoro da maschi (a quel punto ho optato per l’avvocato e per qualche anno sono andata avanti così).
Riporto questo video perché è ben fatto, ma soprattutto perché è importante dare spazio ai modelli femminili affinché tutte le donne -ma soprattutto le più giovani – sappiano di avere anche questa opzione.
E no, l’astronauta non è un lavoro da maschi.
Fonte: www.marieclaire.com