Se mascherine e assorbenti sono due facce della stessa medaglia

La mascherina è un prodotto necessario, a prescindere dallo stato di salute, dai gusti o dalle preferenze di ognuno: deve essere usata, sostituita quando non più efficace. Alcune sono lavabili, altre no, qualcuna inquina più di altre. 

Adesso sostituite alla parola mascherina la parola assorbente. Notate differenze?

La differenza, come sottolinea Rosapercaso, è che la mascherina serve a uomini e donne, l’assorbente solo alle donne. Nel primo caso sono tutti concordi nel dire che il prezzo vada calmierato, il governo ha già annunciato l’azzeramento dell’Iva e da molti pulpiti ci si indigna perché non vengono anzi distribuite gratuitamente, dato che non sono beni di lusso, ma di prima necessità.

Nel secondo caso sono invece anni che si lotta per abbassare l’iva, ancora al 22% (le lamette da barba sono tassate al 4%, tanto per fare un paragone, così come i pregiatissimi tartufi) e ogni volta che si solleva l’argomento l’atteggiamento pubblico è respingente: che rompipalle queste femministe, che schifo, ma poi quante storie per 5/10 euro di assorbenti…

LA FRANCIA HA UNA TASSAZIONE AL 5,5%, IL REGNO UNITO AL 5% E LA GERMANIA AL 7%.

Lo scorso novembre il governo ha annunciato una riduzione dell’Iva al 5% ma solo per assorbenti biodegradabili e compostabili, difficili da trovare e più costosi: anche con il ribassamento della tassazione, restano i più cari. 

La richiesta di ridurre la cosiddetta “tampon tax” (tassa sugli assorbenti) nel nostro paese, ha avuto più portavoce, tra cui Laura Boldrini (PD), autrice dell’emendamento al decreto fiscale che chiedeva di portare la tassazione sugli assorbenti dal 22 al 10 per cento.

La sua proposta è stata bocciata dalla commissione Finanze della Camera presieduta da Claudio Borghi (Lega) perché considerata inammissibile (l’emendamento è stato poi riammesso, ma non si è raggiunto un accordo).

È stato invece approvato il testo di Vita Matrinciglio (M5S), relativo esclusivamente agli assorbenti biodegradabili e compostabili.

Il governo ha giustificato questa scelta dicendo di non ritenere corretto detassare prodotti non ecologici.

La richiesta delle donne è stata quindi ignorata, fingendo di spostare la discussione sul problema ambientale, senza nemmeno affrontarlo seriamente: la coppetta mestruale, che potrebbe contribuire a ridurre l’inquinamento, continua infatti a essere tassata come bene di lusso.

La beffa è irriverente se consideriamo che, tra gli assorbenti in commercio nel nostro paese, non ne risulta nessuno con certificazioni che ne permetta il compostaggio negli impianti italiani (a dicembre 2019).

Insomma, per non rinunciare agli introiti della Tampon tax ci hanno propinato la tecnica del greenwashing: davanti a un problema reale femminile, ne hanno messo uno globale, condivisibile, come quello ecologico, così da distogliere completamente l’attenzione dal punto di partenza e oscurarlo.

Nessuna donna spasima per inquinare, questo è certo, ma un dibattito serio non si chiude annullando la discussione o rimpiazzandola con un tema diverso.

Un problema reale non si affronta con una falsa alternativa, ma con soluzioni concrete.

Altrimenti si ricalca il suggerimento di quella vecchia battuta sul molare cariato: quando il dolore ti sembra insopportabile martellati un dito, il mal di denti rimane, ma vedrai che poi sembrerà poca cosa…

Il post di Rosapercaso che ha evidenziato i due pesi applicati a mascherine e assorbenti.

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