La fregatura della donna forte

Quello del sesso debole e della donna forte sono due concetti ugualmente pericolosi. Capiamoci: le donne sono fisicamente meno possenti degli uomini (con eccezioni, certo, ma sul fatto che la norma sia questa possiamo essere tutti d’accordo) e questa differenza ha il suo peso. È per esempio il motivo per cui bisogna insistere con i maschi nell’educazione al rispetto, per evitare la sopraffazione fisica, ed è banalmente il motivo per cui, se devo mettere una valigia nella cappelliera, sono felice se c’è un uomo gentile nei paraggi che mi aiuti a sollevarla.

Il problema con la debolezza femminile non è la minor potenza fisica, ma l’estensione del concetto di fragilità a tutto il resto: le donne non reggono lo stress, sono troppo sensibili, non sono professionalmente affidabili, mancano di leadership, faticano a vivere sole, viaggiare e via discorrendo.

La maggior parte di queste affermazioni è assurda, se pensiamo che viene associata a persone che nella norma portano sulle proprie spalle il carico mentale della gestione di casa e famiglia, dai figli ai genitori anziani (persino quando si tratta di quelli del compagno), mentre si barcamenano con la propria vita professionale. Insomma, a braccio di ferro magari perdono, ma definirle deboli è ridicolo.

Il genere femminile è però stato cullato talmente a lungo con questa nenia, da considerarla in un certo senso uno stereotipo appetibile: la fragile principessa salvata dall’eroico principe.

Chi invece ha colto la fregatura che questa mentalità ci sbologna spesso sceglie, per contrasto, di abbracciare il concetto opposto: la donna forte.

Ma quello della femmina alfa, donna di carattere, con le palle è un boomerang.

Intanto perché solitamente viene definita “donna forte” colei che fa in realtà cose normalissime: vive da sola, viaggia, lavora, studia, guida, paga le bollette, porta la macchina dal meccanico, fa del bricolage, sopporta i dolori della vita… insomma niente di straordinario. Solo che lo fa senza un partner, ed è una donna.

Con la retorica della donna forte implicitamente stiamo dicendo che è una persona sopra la media, incredibile, per qualcosa che non ci si aspetta che le donne sappiano fare.

Ma chi si sognerebbe di definire “forte” un uomo che fa le stesse cose?! Sarebbe se mai considerato strano, problematico, colui che non le facesse: se a 35 anni vivesse dalla mamma, se non guidasse, se non sapesse cambiare un filtro al rubinetto di casa o se si lamentasse in eterno per una delle tante delusioni della vita.

Fortunatamente siamo educate a esprimere le nostre sensibilità molto più degli uomini, sappiamo esternare la fragilità emotiva, il pianto, la commozione, senza alcuno stigma sociale… ma nessuna di queste cose ci impedisce di agire da persone sveglie, in gamba, presenti a sé stesse. 
Perché dovremmo sentirci speciali in quanto donne se superiamo un tradimento, aggiustiamo un rubinetto, viviamo sole o se siamo brave nel nostro lavoro?

L’autostima è importante, sia chiaro, e non sto suggerendo di svilire i successi personali o di smettere di chiedere aiuto quando serve. Sto solo dicendo di non dare valore aggiunto a quei traguardi di normalità solo perché raggiunti da una donna (e attenzione, non stiamo parlando di conquiste sociali o di paesi in cui la donna è privata di certe libertà… ma dell’autonomia quotidiana di una donna del Primo Mondo).

Per questo i meme che inneggiano a donne forti “vittime di una vita bastarda”, “ingestibili dagli uomini” o “che fanno paura” perché troppo dotate mi sembrano veramente una beffa. Se una relazione non funziona non è perché la donna è “troppo forte” ma perché mancano attrazione, affinità, stima, complicità… insomma, non era destino.

Spesso uso un metro di valutazione per capire se ho a che fare col sessismo: se la stessa affermazione/comportamento stonerebbe rivolta a un uomo, allora è sessismo. Quindi evitiamoci almeno gli autogol, basta pregiudizi: non ci serve un cavalier servente per tirare avanti e non siamo eroiche se andiamo in vacanza da sole, se paghiamo l’affitto, se aggiustiamo un rubinetto o guidiamo in autostrada…

Come per gli uomini, ci saranno persone più o meno brillanti, in gamba, simpatiche, coraggiose… ma smettiamo di celebrarci per delle basiche autonomie, iniziamo noi per prime a considerarle ovvie.

Non possiamo semplicemente essere normali?

7 commenti

  1. Marco SognatoreFallito

    Post magnifico, secondo me.
    Mi complimento sinceramente.
    Sappi che però ben poche donne saranno DAVVERO d’accordo con te.

    Noto che anche nelle femministe più sfegatate (anzi, di più proprio in loro) c’è una tendenza a dare per scontato che la donna debba essere compresa per certe “debolezze” rispetto all’uomo (e non vengono chiamate “debolezze” bensì “tipicità”, caratteristiche distintive”, ecc).
    Le femministe non vogliono che la donna sia come l’uomo, bensì vogliono che la donna sia incondizionatamente coccolata, lodata, tenuta sul piedistallo e viziata dagli uomini.
    Sono loro le prime a promuovere la discriminazione, ma a loro vantaggio.

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    1. Ilaria

      Ma penso che chiunque voglia sentirsi coccolato, apprezzato e viziato… su questo non vedo differenza di genere. Quello che va risolto non è il bisogno di riconoscimento e comprensione (abbiamo tutti dei lati fragili) ma il fatto di considerare la debolezza di carattere congenitamente femminile.
      Finché continuiamo a educare i bambini a essere “forti e coraggiosi” e le femmine a essere “belle e buone” il problema continuerà ad esistere, ma forse bisogna spezzare un po’questa catena anche tra adulti, per provare a raddrizzare il tiro e riflettere sui limiti che ci autoimponiamo.
      Grazie per il commento, la prospettiva maschile è sempre utile.

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      1. Ilaria

        Gli uomini che vedo attorno a me sono tutti coccolati, apprezzati e viziati dalle proprie compagne, dai propri amici e dai genitori. Non significa che si mettono in braccio e chiedono carezze, ma vengono assecondati nei gusti, gli vengono stirate le camicie, dedicate tante piccole attenzioni… non considero (quasi) nessuno di loro un mammone infantile senza palle. E in ogni caso se li considero tali non è perché sono amati in modo affettuoso… forse hai interpretato in modo troppo letterale il mio commento precedente 🙂

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      2. Marco SognatoreFallito

        Tu li vedi così perché sai cosa significa.
        Ma nei pregiudizi della gente comune c’è che il legame madre-figlia è sempre sacro per tutta la vita ed è giusto che si resti legatissime, mentre quando si tratta di un figlio maschio lo si etichetta come mammone.

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  2. Marco SognatoreFallito

    Te ne dico un’altra: quando si dice di un uomo che “ha un carattere forte”, cosa significa?
    Cosa ti salta subito alla mente quando un uomo viene considerato forte?
    Chi è il tipico uomo forte?
    Uno stronzo.
    Un borioso egocentrico arrivista, con un… caratteraccio descritto sul curriculum come “doti di leadership”.

    A dire il vero, anche un donna forte è spesso una…come dire…una con cui non sarebbe proprio facilissimo convivere.

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    1. Ilaria

      Le gabbie mentali fanno male a tutti: gli uomini hanno spesso problemi di gestione delle emozioni perché non gli viene concesso esprimerle con la stessa libertà con cui una donna è abituata a fare. Rompere questi schemi aiuta uomini e donne, per questo credo che il femminismo faccia bene a tutta la società e non deve essere uno scontro tra sessi, ma una collaborazione.

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